Il Venerabile Padre Paolo del Monastero di Xiropotamou

Si dice che il nostro Padre Paolo fosse figlio dell’imperatore Michele I° Rangabé (811-813) e dell’ammirabile Procopia, figlia del’imperatore Niceforo I°, e, al Battesimo,  gli fu dato nome Procopio. Quando l’imperatore Michele I° fu deposto, il ragazzo fu ridotto allo stato di eunuco per ordine dell’usurpatore Leone l’Armeno. Fin dalla sua più tenera età si dedicò allo studio delle Sante Scritture e alla composizione di Inni sacri, e acquisì una tale fama per la sua sapienza, tanto da venir soprannominato “console dei filosofi”. Ma egli nutriva segretamente il desiderio di abbandonare i piaceri del mondo, la ricchezza, e la gloria, per seguire la via tracciata dai Santi Padri. Presa finalmente questa decisione, egli cambiò i suoi ricchi vestiti,con quelli di un mendicante e partì in segreto   dalla capitale, per correre, come una cerva asseetata, verso la Santa Montagna dell’Athos. Si fermò presso un monastero chiamato oggi di Xiropotamou, che venne fondato un tempo dall’imperatrice Pulcheria, ma che era stato distrutto dalle incursioni dei Sarceni. Quì si costruì una piccola cella nella quale passava i suoi gioirni e le sue notti nella preghiera continua. Vicino viveva un santo eremita, Cosmas , che gli conferì la tonsura monastica dandogli il nome di Paolo. Egli si buttò allora con un ardore impetuoso, a tutti i combattimenti della virtù: digiunava e pregava come un Angelo incorporeo, il suo letto era la nuda terra, il suo cucino una pietra, e come lavoro manuale egli aveva il dono delle lacrime, l’amore verso tutti, e un’umiltà profonda. Venne conosciuto e ammirato dai Padri dell’Athos. Sicome il suo parente, l’imperatore Romano Lecapeno (920-944), l’aveva fatto cercare dappertutto, venne scoperto  e portato a Costantinopoli per conoscere i suoi famigliari. Il povero monaco, vestito miseramente, venne ricevuto come un Angelo terrestre, dai grandi dignitari e dai principi.  Egli guarì l’imperatore sofferente con la sua preghiera e l’imposizione delle sue mani, e , a richiesta del sovrano, restò qualche tempo nella capitale, per insegnare ai suoi due figli, senza però mutare  il suo modo di vita e la sua regola come faceva nel deserto. Quando Paolo pensò giunto il momento di ritornare alla Santa Monatgna, l’imperatore gli donò dell’oro e gli diede molti operai per ricostruire il monastero fondato da Pulcheria, e qualche tempo dopo, mandò il suo figlio Teofilatto, che era allora Patriarca, per consacrare la chiesa. Alla sua partenza, l’uomo di Dio ricevette dall’imperatore un importante frammento della S.Croce, per essere deposta  nel santuario del monastero. Ben presto numerosi monaci vennero a far parte di questo monastero per praticare le virtù. Padre Paolo, desideroso di condurre una vita esicasta si ritirò sui contrafforti dell’Atos, in uno skit isolato dipendente  dal monastero. Ma anche là vennero discepoli a raggiungerlo. Venne costruito un nuovo monastero, più arretrato dalla costa per difenderlo dalle incursioni dei pirati, dedicandolo a S.Giorgio, ma oggi viene chiamato  S.Paolo dal nome del suo fondatore. Avendo ricevuto da Dio la notizia che la sua morte stava avvicinandosi, S.Paolo riunì i fratelli dei due monasteri, li esortò a seguire il suo esempio e il suo insegnamento, fino allo spargimento del sangue se fosse stato necessario. Poi con gli occhi bagnati dalle lacrime, domandò perdono a tutti, si alzò, e rivestito del suo mandias, ricevette la S.Comunione. Il suo viso divenne allora brillante come il sole, e gli assistenti si buttarono a terra incapaci di sopportare un tale splendore. Dopo aver pronunciato la preghiera di S.ioannikio, come aveva l’abitudine di ripetere: ” La mia speranza è il Padre, il mio rifugio è il Figlio, la mia protzione è lo Spirito Santo, Trinità Santa, gloria a Te!”, stese le mani, gli occhi rivolti al cielo, egli rimise la sua anima a Dio. Il suo corpo, preparato per essere seppellito nella penisola di Sithonia, come d’uso, fu miracolosamente trasferito a Costantinopoli, dove tutto il popolo venne a venerarlo.

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