Archivio mensile:Agosto 2019

S.Parasceve martire di Roma

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S. martire Parasceve di Roma

santa Parasceve nacque a Roma sotto l’imperatore Adriano da genitori cristiani, ricchi e pii, che avevano ottenuto con le loro preghiere la sua nascita. Essi morirono quando la figlia aveva ventisei anni e Parasceve vendette i beni che aveva ereditati e distribuì il ricavato ai poveri; poi si ritirò in un monastero femminile della città. Dopo un certo tempo abbandonò il monastero per predicare pubblicamente la dottrina cristiana, ma, denunciata da alcuni giudei ad Antonino Pio come ostile alla religione ufficiale, comparve davanti all’imperatore, il quale, vanamente, dapprima con promesse poi con minacce, tentò di farla apostatare. Per punirla fece riscaldare sulla fiamma, fino a renderlo incandescente, una specie di elmo metallico che i carnefici le posero sul capo senza alcun danno per lei. Molti pagani vedendo questo prodigio si convertirono e l’imperatore li fece uccidere o esiliare. Riportata in prigione, un angelo viene a confortare Parasceve e la libera dai ceppi. L’indomani viene condotta nuovamente davanti all’imperatore che la fa appendere per i capelli mentre i carnefici ne tormentano il corpo con fiaccole accese, ma senza alcun successo. Si ricorre allora ad un altro supplizio: viene preparata una grande caldaia piena di olio e pece bollente ed in essa viene immersa la santa; ella con le proprie mani getta sul viso dell’imperatore uno spruzzo del liquido bollente e alla fine esce ancora una volta indenne; Antonino si converte, lei lo guarisce delle sue piaghe e lo battezza! Successivamente Parasceve si reca in altre città per continuarvi il suo apostolato: arriva in un paese governato da un certo Asclepio che la interroga sulla sua religione e rimane turbato dalle sue risposte; poi la fa condurre fuori della città in una grotta abitata da un terribile drago. Ella traccia un piccolo segno di croce e la bestia ruggendo si squarta in due: a questa vista Asclepio ed altri testimoni si convertono e vengono battezzati. Alla fine Parasceve arriva in una città governata da un certo Taresio che si oppone egualmente alla predicazione del Vangelo e ricorre al supplizio della caldaia nella quale viene versato oltre all’olio e alla pece, anche piombo, ma la santa non soffre alcun danno. Successivamente viene fatta sdraiare a terra, inchiodata con dei paletti, duramente colpita con flagelli e riportata infine in prigione: durante la notte le appare Cristo circondato dagli angeli che la guarisce da tutte le sue ferite. In occasione di una nuova comparsa davanti al governatore, Parasceve si fa condurre nel tempio di Apollo e apostrofa la statua dell’idolo affermando che non ha alcun valore; Apollo risponde che egli non è affatto un dio. Allora alcuni sacerdoti ingiuriano la martire, la cacciano via dal tempio e chiedono con alte grida a Taresio di metterla a morte. Egli la fa decapitare, ma la martire non muore senza aver pronunciato prima un discorso apologetico. I fedeli raccolgono il suo corpo. Lo seppelliscono segretamente e la tomba diventa meta di pellegrinaggi e numerosi miracoli vi si compiono. Nell’Italia meridionale è venerata con i nomi di s. Venera, Veneria o Veneranda.

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